Colite o sindrome del colon irritabile e legumi

 

Le leguminose sono la famiglia vegetale cui appartengono cibi molto comuni nella nostra dieta, come fagioli, piselli, ceci, lenticchie fave e soia. Molto dibattuta in medicina la portata benefica che i legumi hanno sul corpo umano, spesso si consiglia di non abusarne in dosi e quantità, per alcuni fastidi che possono provocare all’interno del nostro apparato digerente. Tra questi fastidi ci sono anche la colite e la sindrome del colon irritabile.

 

Colite o sindrome del colon irritabile e legumi: Che relazione esiste? Se soffri di colite puoi mangiare legumi (fagioli, lenticchie, ceci, piselli, soia, fave...)? Ecco le risposte a questi quesiti.

 

 

Le proprietà nutrizionali dei legumi

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Prima di andare ad analizzare l’ipotesi di effetti collaterali a livello intestinale se si mangiano i legumi, è bene evidenziare che questi vegetali sono molto importanti per la nostra dieta e per la nostra salute. Andrebbero infatti mangiati almeno un paio di volte a settimana, considerato che contengono carboidrati – in special modo complessi, proteine ed una piccola quantità di grassi, una composizione in macronutrienti che li rende adatti ad un’alimentazione equilibrata e povera di grassi saturi e colesterolo.

Fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli possono in media (chi più chi meno) infatti per 100 grammi di prodotti apportare un valore calorico nel nostro corpo di soli 265 kcal con 26 gr di carboidrati, 10 gr di lipidi (se si includono nel calcolo anche la soia e le arachidi, che hanno un elevato contenuto di grassi, altrimenti la media del contenuto lipidico è di 4 gr) e 20 gr di proteine.

 

Benefici per il benessere dell’intestino

Dire che i legumi possono far male alla salute dell’intestino sarebbe un errore. Essendo un alimento ricco di fibre, sono infatti in grado di velocizzare il transito intestinale e favorirne così la regolarità. Grazie alla loro composizione, i legumi tendono persino ad assorbire il colesterolo e gli zuccheri.

Ma hanno anche un altro effetto positivo. Ovvero la fermentazione delle fibre consente a composti non sintetizzati dallo stomaco di transitare nel color per agire come prebiotici, permettendo così il mantenimento e lo sviluppo di una sana flora batterica intestinale (microbiota).

Sempre grazie alle fibre, miste ad un alto contenuto di proteine, i legumi sono indicati per il controllo del peso. La loro composizione crea infatti un elevato potere saziante, quindi inserirli in una dieta dimagrante è utile per la gestione del peso.

 

 

Legumi e problemi intestinali

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Le controindicazioni dei legumi sono legate ad un elenco di fastidiosi problemi intestinali, tra cui anche colite o anche sindrome del colon irritabile, che potrebbero peggiorare dinanzi ad una assunzione corposa.

Il tutto a causa dell’alto contenuto dei tre oligosaccaridi: 1) raffinosio, 2) stachiosio e 3) verbascosio (in quantità massime nei legumi secchi, minime in fagioli e piselli freschi). Queste tre sostanze non sono facilmente digeribili, e spesso tendono ad irritare il tratto gastrointestinale e filtrando fanno fermentare la flora batterica del colon, con una notevole produzione di gas e gonfiore addominale.

Chi soffre già di fastidi allo stomaco e al colon, dovrebbe quindi evitare di mangiare legumi, dal momento che l’eccessiva produzione di aria tende a far intensificare i disturbi. Ceci, fagioli, lenticchie e fave sono i quattro legumi completamente banditi dalla dieta di chi soffre spesso di colite. Permesso invece il consumo di piselli.

In alternativa comunque, si può sempre preferire un bel piatto di legumi senza buccia (cosiddetti decorticati) dal momento che proprio in essa si concentrano queste sostanze fermentanti.

Per una migliore digeribilità dei legumi, si consiglia di metterli in ammollo, anche per allontanare la maggior parte delle molecole antinutrizionali.

La quantità di acqua da impiegare deve essere almeno pari adoppio del loro volume (sarebbe opportuno anche cambiarla un paio di volte). Per quanto riguarda i tempi di ammollo dipendono dal legume che stiamo utilizzando: ad esempio sono sufficienti 4-6 ore per le lenticchie classiche, mentre per quelle rosse decorticate non avendo la buccia puoi anche fare a meno. Per i fagioli servono almeno dieci ore, mentre tempi più lunghi in assoluto, ovvero fino alle 16 ore servono per i ceci e le cicerchie.

Se i legumi dovessero rimanere in acqua per un tempo maggiore di quello indicato risulteranno ancora più digeribili.

 

 

Il discorso a parte della soia

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Questo discorso di pesantezza dei legumi per il colon e per la colite può non essere lo stesso se si parla di soia. Pur essendo come tutti i legumi ricca di vitamine del gruppo B, di ferro e di potassio, è molto più leggera e più digeribile e ricca di proteine e di lipidi (monoinsaturi, polinsaturi e fosfolipidi come la lecitina).

Questa leggerezza della soia, che consente quindi anche a chi soffre di sindrome del colon irritabile di consumarla, dipende dalla presenza di alcune sostanze naturali, ovvero fitoestrogeni con azione estrogeno-similie ed isoflavoni, sostanze molto efficaci nel contrastare i disturbi della menopausa e stimolano i fibroblasti a produrre collagene e acido ialuronico (elemento essenziale ad esempio dei filler all'acido ialuronico).

Per essere assorbiti, gli isoflavoni devono essere convertiti in agliconi e ciò accade proprio grazie alla flora batterica intestinale. Non si rischia quindi di vedere filtrare sostanze non sintetizzate dagli enzimi, e capaci di disturbare ed irritare l’intestino.

Al livello nutrizionale, poi i semi della soia sono ricchi di proteine e grassi insaturi. Tant’è vero che vengono da questi semi realizzati numerosissimi prodotti come: latte, tofu, miso, olio, farina e fiocchi, lecitina di soia, pane di soia, carne di soia, tamari e shoyu.