Cannabis e colite ulcerosa e morbo di Crohn

 

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Molte persone con il morbo di Crohn o affetti dalla colite ulcerosa hanno dimostrato dei miglioramenti iniziando a provare il trattamento con la cannabis medica per gestire i loro sintomi. Altri hanno semplicemente iniziato a fare uso di cannabis da soli, senza richiedere il contributo del medico, per cercare di alleviare i disturbi legati a malattie delicate e dure come la colite ulcerosa o il mordo di Crohn.

Allora, cosa ha da dire la scienza sul tema? È sicuro l'uso di cannabis per combattere questi sintomi? È effettivamente utile? Non c'è una risposta facile a questa domanda,  ma i risultati emergenti dagli studi su questi casi, sono sorprendenti, a dir poco.

 

 

La colite ulcerosa e il morbo di Crohn: che cosa sono

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La colite ulcerosa e il morbo di Crohn sono i tipi più comuni di malattie infiammatorie intestinali. La colite ulcerosa colpisce solo il colon e il retto. Il morbo di Crohn può influenzare e ledere qualsiasi parte del tratto digestivo. In generale, più parti del colon o altri tratti del sistema digestivo sono colpiti, peggiori saranno i sintomi.

Queste patologie possono influenzare le persone di qualsiasi età, ma la maggior parte delle persone che hanno tali disturbi, hanno avuto la diagnosi prima dei 30 anni. Gli esperti non sono sicuri di cosa provoca la colite ulcerosa e il morbo di Crohn ma pensano che potrebbero essere causate dal sistema immunitario che reagisce a batteri normali nel tratto digestivo. Oppure potrebbe essere causata da altri tipi di batteri e virus.

 

La cannabis terapeutica

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La cannabis curativa è stata usata come medicinale per secoli per curare una vasta gamma di disturbi. Gli ingredienti attivi della cannabis sono un gruppo di sostanze chimiche chiamate cannabinoidi. Ad oggi, gli scienziati hanno identificato più di 60 di questi composti correlati a noti medicinali ancora in uso. Forse il più noto è il tetraidrocannabinolo (THC).

 

L'effetto della cannabis

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I cannabinoidi esercitano i loro effetti nel corpo umano, legandosi a strutture specializzate come i “recettori endocannabinoidi” che si trovano sulla superficie di diversi tipi di cellule. Questi recettori sono dispersi in tutto il corpo, ma sono particolarmente ben rappresentati all'interno del tratto gastrointestinale. Possono essere considerati come “blocchi di accensione” ed in questa analogia i cannabinoidi sono le loro chiavi. Una volta inseriti nelle serrature, attivano alcune risposte cellulari fondamentali. Alcune di queste risposte possono comportare eventi che modulano l'infiammazione e il dolore.

 

Il sistema endocannabinoide

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Il sistema assomiglia al quello degli "oppioidi endogeni", molto più familiare. I composti naturali come l'oppiaceo infatti, modificano la segnalazione del dolore legandosi ai recettori oppioidi. Il sistema dei recettori e degli oppioidi naturali aiuta il corpo a regolare il dolore estremo. Alcune piante, come il papavero di oppio, producono composti simili agli oppiacei che sono potenti analgesici.

Gli oppiacei come la morfina e l'eroina imitano molto gli oppiacei naturali, in modo da poter interagire con i recettori oppioidi. La cannabis funziona in modo simile. La cannabis colpisce il corpo perché il tetraidrocannabinolo imita i cannabinoidi naturali ed è in grado di coinvolgere i recettori endocannabinoidi.

Gli studi hanno dimostrato che il sistema endocannabinoide è coinvolto in quasi tutte le principali funzioni del sistema immunitario. Di conseguenza, non è irragionevole supporre che l'utilizzo di cannabinoidi vegetali (come quelli della cannabis) potrebbe influenzare i processi infiammatori nel corpo.

La ricerca sui modelli di colite umana ha dimostrato che i cannabinoidi possono essere usati per ridurre l'infiammazione al livello dei tessuti coinvolti e delle singole cellule. Tra gli esseri umani, la cannabis è stata usata per trattare una serie di disturbi gastrointestinali, tra cui vomito, diarrea e anoressia (maggiori informazioni sull'argomento le trovate sul sito igeasalute.com).

 

Cannabis tra le sostanze illegali: cosa sta cambiando?

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La cannabis è stata illegale per la maggior parte degli Stati, in gran parte del mondo, per secoli. Ciò ha ostacolato notevolmente la ricerca accademica sui vantaggi potenziali dei cannabinoidi. Negli ultimi anni, tuttavia, numerosi Stati hanno riformato le leggi mediche sulla marijuana e la cannabis.

Questo superamento consente ai pazienti di ottenerla legalmente e utilizzare quantità limitate di marijuana regolarmente, oltre ai prodotti correlati per curare i loro disturbi. Alcuni stati hanno decriminalizzato il possesso della marijuana e della cannabis, mentre altri hanno approvato leggi che consentono l'uso ricreativo di queste sostanze. Chiaramente la situazione sta rapidamente evolvendo, ma il supporto per un maggiore accesso a questa pianta, per qualsiasi ragione, sembra stia guadagnando spazio.

 

 

Lo stato attuale della ricerca

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Ciò ci porta allo stato attuale della ricerca. È ancora in fase iniziale, ma la ricerca preliminare è incoraggiante. Nel 2013, i ricercatori israeliani hanno pubblicato i risultati di un piccolo studio composto da 21 uomini con il morbo di Crohn. I soggetti non erano riusciti a rispondere alla terapia farmacologica standard, inclusi steroidi, immunomodulatori e farmaci "biologici". Gli sono state assegnate quindi due sigarette con cannabis ogni giorno. Alcuni pazienti hanno usato la cannabis con una potente concentrazione di tetraidrocannabinolo. Il resto ne ha prese altre senza tetraidrocannabinolo. L'esperimento è durato due mesi, seguito da due settimane di valutazione.

Il 45% dei soggetti del gruppo “tetraidrocannabinolo” ha ottenuto una remissione completa. Al contrario, solo il 10% dei soggetti del gruppo placebo è entrato in remissione durante lo studio. Una risposta clinica ottima quindi per i pazienti con il morbo di Crohn. I soggetti sottoposti a test che hanno preso cannabis ricca di tetraidrocannabinolo due volte al giorno hanno riportato un miglioramento dell'appetito e del sonno e nessun effetto collaterale significativo. In sintesi: il 90% dei pazienti ha ottenuto significativi benefici clinici, senza dover usare più steroidi e senza effetti collaterali. Ci sarebbe stata una chiara evidenza di diminuzione dell'infiammazione intestinale, piuttosto che un semplice sollievo dal dolore.

 

Gli studi inversi

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Mentre questo piccolo studio sembra indicare un vantaggio evidente, un altro studio recente dimostra che l'uso di cannabis dovrebbe essere visto con grande cautela. Nel 2014, i ricercatori dell'Università di Calgary hanno riferito che mentre i pazienti con malattia di Crohn o colite ulcerosa hanno riportato un miglioramento dei sintomi, l'uso di cannabis è stato associato anche ad un aumento della malattia infiammatoria.

I due studi sopra indicati sembrano contraddirsi l'un l'altro. Ma è importante notare che il primo ha coinvolto solo otto settimane di uso di marijuana, mentre quest'ultimo ha esaminato i pazienti che hanno usato continuamente la cannabis per sei mesi o più. Tuttavia, questi studi sottolineano la necessità di ulteriori studi clinici ben progettati per valutare la sicurezza e la potenziale efficacia della cannabis per il trattamento della malattia di Crohn e della colite ulcerosa.

Fino a quando non si potrà dimostrare che la cannabis non provoca danni aggiuntivi, non è possibile raccomandare placidamente il suo utilizzo. Come sempre, però, si consiglia di discutere del problema con il medico per decidere il da farsi.